Gotti e Libertas : di nuovo Giuliana Amici

Pubblicato su Diogene – articolo di Emiliano Tozzi

Per Giuliana Amici della Libertas Atletica Forli si tratta del più classico déjà vu. Un ritorno sacralmente mistico, in un luogo che divinamente rappresenta a pieno titolo, la sua intera vita sportiva.

“Per me semplicemente si è trattato di ritornare a casa mia. Il Gotti è stato la mia vita e ora che sono di nuovo qui ho uno scarico di adrenalina incredibile. Come se avessi appena vinto una gara. E in parte, è stato proprio così.

In questo caso, possiamo davvero dire, partendo praticamente dal nulla?

“Siamo partiti realmente da zero, con tre bambini nel primo corso di avviamento giovanile e adesso ne abbiamo più di 200. Abbiamo seminato bene. I miei ex atleti mi hanno dato la spinta e una grossa mano, nel crescere dal nulla questa nuova società. Anche con tutto l’entusiasmo del mondo, da sola non sarei potuta andare davvero da nessuna parte. In mano potevo avere le chiavi per avviare il motore della macchina, ma poi quel motore l’anno costruito loro.”

Per te si tratta di un “Back to the future” di oltre 40 anni…possiamo dirlo?

“A 72 anni sono tutte cose che ho stampate nella memoria. Una volta crescevi ne cortile. Quando un genitore mi dice: “Fanno due ore di allenamento qui più una scuola…”. Cosa vuoi. Mi vien da sorridere quando penso che da bambini giocavamo nei cortili a correre e saltare otto ore al giorno.”

Ok sogni e ricordi, ma poi gestire un impianto sportivo nel nostro presente è l’altra impresa nell’impresa.

“È tutto cambiato. Ho sempre vissuto l’atletica come motivazione per crescere e vincere, ma al tempo non mi preoccupavo di chi fosse dietro le quinte col suo lavoro. In questo momento ci sono una settantina di ragazzi al campo. Cosa faccia sì che possano allenarsi è semplicemente inimmaginabile. Gestire un impianto oggi, tra avvocati, notai e commercialisti è davvero un’impresa pazzesca. Una cosa mostruosa. Ho la fortuna di avere con me queste persone, insieme a qualche genitore e un Consiglio davvero in gamba. Siamo come un’orchestra col suo direttore che suona e canta Romagna Mia. Senza stonare.

E gli atleti?

“Anche le generazioni stanno cambiando. Abbiamo diversi atleti africani nati a Forlì, originari del Burkina Faso e la Costa D’Avorio. Splendidi. Tra poco ci sono i Campionati italiani Cadetti e ho tre gemelli che se ottengono i minimi per qualificarsi sono prossimi a parteciparvi. Una cosa mai successa, nella storia dell’atletica. Atleti che abbiamo sostenuto anche col progetto di raccolta fondi “Adotta un atleta”. Sono qui ogni giorno, ad allenarsi senza mollare mai, perché dentro il campo non esiste una briciola di razzismo. Cosa importa se non porto un atleta alle Olimpiadi?

Già. Cosa importa?